La gravidanza è un momento magico e splendido della vita di una donna, ma anche, inevitabilmente, una fonte di ansie, specie se si è alla prima esperienza. Anche sotto il profilo dell’alimentazione. Che cosa e quanto mangiare? Come gestire le “voglie” e le fami improvvise, o al contrario le nausee che fanno passare l’appetito? Ci sono cibi che possono far male al bambino in formazione?

Chiarito che il “mangiare per due” delle nostre nonne  non vale più…, durante il periodo dei nove mesi di gravidanza è importante mangiare in modo sano ed equilibrato per evitare di accumulare troppi chili che potrebbero portare a complicanze sia per la mamma che per il bambino, o al contrario per non rischiare di nutrirsi in modo inadeguato alle esigenze del bambino in arrivo.

L’allattamento al seno è riconosciuto come il miglior nutrimento del neonato nei primi mesi di vita. Il latte materno è un alimento completo, ricco di enzimi e anticorpi che migliorano la salute del bambino, inoltre è sempre alla temperatura ideale ed è direttamente assimilabile. Già dalle 24 ore dopo il parto, l’allattamento al seno rafforza il legame fra madre e figlio e li accompagna in quel percorso affascinante che è la conoscenza reciproca.

L’allattamento comporta per la mamma un aumento dei fabbisogni nutrizionali (la produzione del latte è più gravosa della gravidanza in termini nutrizionali) e pertanto l’alimentazione dovrà essere adeguata alle nuove necessità per mantenere in buona salute mamma e bambino. Tenendo conto di tutti i fattori che incidono, il costo energetico aggiuntivo dell’allattamento è valutato fra le 450 e le 560 calorie al giorno, fino al sesto mese di vita del bambino. Teniamo conto però che il surplus energetico richiesto può essere in parte bilanciato dall’utilizzazione delle riserve di grasso create durante la gravidanza, cosa particolarmente importante in caso di sovrappeso o obesità della madre. Ricordate anche di bere di più!

Estremamente importante soddisfare il fabbisogno di calcio: infatti, se l’apporto con la dieta non è sufficiente, l’organismo attacca i depositi della madre, con conseguente riduzione della densità minerale ossea.